La professione di don Antonio Abbate

Don Antonio Abbate, Direttore spirituale di Suor Maria Maddalena di Gesù Crocifisso, maturò, forse attraverso la direzione del nascente Istituto delle Terziarie Carmelitane, il desiderio di intrattenere un legame spirituale, con i Carmelitani Scalzi, secondo le condizioni che i tempi permettevano. In tale contesto si comprendono il suo richiedere di essere «in miglior modo attaccato all’Ordine»[1], proposto a P. Fra Ignazio del Sacro Cuore di Gesù, Preposito Generale, mediante i buoni uffici di P. Fra Paolo di San Giuseppe, Segretario del Generale, nonché l’emissione della Professione religiosa[2].  L’Abbate emise i propri voti alla presenza di P. Fra Paolo di San Giovanni Battista (Raineri), «ex Carmelitano Scalzo» e con lui penitenziere minore presso il Duomo[3] che gli ricevette forse il 9 ottobre 1822, ovvero la data in cui don Antonio Abbate redasse su di un foglio di carta la propria professione religiosa, promettendo «a Dio, alla Santissima Vergine Maria del Monte Carmelo, a Santa Teresa, ed ai Superiori dell’Ordine, ubbidienza e castità»[4] nel miglior modo possibile e sino alla morte[5].

 


[1] Archivum Generale Ordinis Carmelitarum Discalceatorum Romæ (d’ora in poi AGOCD), sez. A, plut. 36 b 4, f. 3, Lettera Antonio Abbate 3-11-1822.

[2] AGOCD, sez. A, plut. 36 b 4, f. 3, Lettera Antonio Abbate 3-11-1822.

[3] AGOCD, sez. A, plut. 36 b 4, f. 2, Professione Antonio Abbate.

[4] AGOCD, sez. A, plut. 36 b 4, f. 2, Professione Antonio Abbate.

[5] La professione, stesa su di un foglio, fu spedita dall’Abbate a mezzo lettera il 3 novembre 1822 al Preposito Generale in Roma, quindi conservata in AGOCD, sez. A, plut. 36 b 4, f. 2, Professione Antonio Abbate.

 

La vestizione di Suor Maria Maddalena di Gesù Crocifisso

Il 2 febbraio 1816 Angela Polli, divinamente ispirata, vestiva un particolare abito religioso e lasciava il nome da secolare che sino ad allora aveva utilizzato per assumerne, all’età di quarantotto anni, uno definitivo: Suor Maria Maddalena di Gesù Crocifisso[1].

Lo stato attuale delle ricerche sull’Istituto delle Terziarie Carmelitane di Milano non permette di precisare ulteriormente l’evento di cui, nondimeno, si possono apprezzare alcuni elementi:

  1. La vestizione di Maria Maddalena di Gesù Crocifisso non aveva una diretta relazione con il soppresso Monastero dei SS. Giuseppe e Teresa delle Carmelitane Scalze, nel senso che non si ha notizia (salvo due casi) dei trascorsi delle monache dopo l’esclaustrazione. Si può supporre, invece, un qualche ruolo di P. Fra Paolo di San Giovanni Battista (Paolo Raineri)[2], già conventuale presso il Convento di Sant’Imerio in Cremona prima del 1810 e che negli anni immediatamente successivi si sarebbe disimpegnato come penitenziere minore presso il Duomo di Milano accanto a don Antonio Abbate.
  2. La scarsa documentazione può, almeno in parte, essere interpretata come espressione del serio pericolo che incorreva chi fuoriusciva dai limiti stabiliti dalla Legge di soppressione generale del 1810.
  3. Il rito della vestizione religiosa presso i monasteri è un evento riservato alle sole monache ed alle giovani che si accingono ad entrare per sempre nel cenobio, governato da un preciso cerimoniale. La vestizione di Maria Maddalena di Gesù Crocifisso, a rigore, si configura come la professione di una terziaria in accordo al costume dell’epoca, ma non deve sfuggire che sin dal primo momento quella vestizione fosse intesa come la prima emessa da una carmelitana scalza per un nuovo monastero teresiano nel cuore dell’arcidiocesi ambrosiana. Rimane così esposto il motivo per cui risulta lecito parlare della vestizione di Maria Maddalena come il primo di una nuova Implantatio Ordinis in terra ambrosiana. 

Deduzioni a parte, rimane evidente che in un momento, un rito che dovette rimanere a lungo segreto a causa delle leggi contro la Chiesa e che sarebbe poi caduto nell’oblio, riportava sotto la forma della clandestinità il Carmelo in Milano: il piccolo fiore della perfezione secondo il modello di Teresa di Gesù cominciava a sbocciare.

 


[1] Archivum Generale Ordinis Carmelitarum Discalceatorum Romæ (d’ora in poi AGOCD), sez. A, 36 b 4, f. 35A, Lettera Antonio Abbate 30-11-1824.

[2] P. Fra Paolo di San Giovanni Battista, è, quasi certamente, Paolo Raineri, Penitenziere minore presso la Cattedrale Metropolitana in Milano e ricordato da don Antonio Abbate come suo «collega», cfr. Milano Sacro, Milano, Giacomo Agnelli, 1821, pag. 61; AGOCD, sez. A, plut. 36 b 3, f. 1, Lettera Antonio Abbate 1-5-1821.